Alla fine del luglio 1944 ingenti formazioni di repubblichini sono inviate nel Roero braidese per spazzare via i partigiani.
Icilio Ronchi Della Rocca, comandante della formazione autonoma 12a Divisione Bra, racconta quanto accade in quel tragico 30 luglio 1944:
Era l’alba,
«stava incominciando il rastrellamento. Impartii gli ordini necessari. Il mio piano era semplice: sorvegliare il nemico, non accettare il combattimento anche se obbligati, ma limitarsi eventualmente ad azioni di pattuglia senza mai mostrarsi direttamente in modo da disorientare i repubblichini.
Una pattuglia incontrò una colonna che avanzava sulla via da Pocapaglia a Sommariva Perno, mentre altre segnalazioni mi confermavano uno schieramento sulla strada di Bra, Bandito, Sanfrè.
Una prima puntata esplorativa portò a uno scambio di raffiche di mitra, senza colpo ferire da ambo le parti.
Invece ci fu uno scontro molto violento sulla carreggiata che da Pocapaglia scende a Saliceto e che si sarebbe concluso nettamente a nostro favore se Danilo (Ballerini, nda) non si fosse lasciato trasportare da un sentimentalismo proprio della generosità e dell’esuberanza della giovinezza.
Nello scontro erano caduti cinque militi della GNR mentre erano rimasti come storditi in mezzo alla strada alcuni altri e sarebbe bastata ancora una raffica per mettere anche questi fuori combattimento.
Ma Danilo disse ai suoi compagni: “Sono italiani come noi e forse non vogliono battersi; permettiamo loro di arrendersi”.
Ciò detto, si scoprì completamente intimando ai militi di gettare le armi, che avrebbero avuto salva la vita. In risposta uno di questi spianò il moschetto e sparò. Danilo, colpito al cuore, lanciò un grido e piegandosi su se stesso cadde». (Della Rocca, 2009, p. 107)
Chi è Danilo Ballerini?
Danilo è un giovane molto noto in città. Figlio di Angelo Ballerini, comandante della stazione dei carabinieri di Bra.
Nasce a Rosignano Marittino (Livorno) il 10 febbraio 1925. Nel 1943 consegue il diploma di scuola superiore presso il liceo classico di Alba. Ha come insegnanti Pietro Chiodi e Leonardo Cocito.
Nell’autunno 1943 si iscrive a Giurisprudenza lascia gli studi per entrare nella formazione partigiana di Icilio Ronchi della Rocca.
«I tuoi libri ti attendono invano» recita la lapide che sorge in prossimità del luogo dove è morto. Il suo corpo è inumanto in via provvisoria in una grotta tra le rocche di Pocapaglia. I fascisti individuato il luogo dell’ultimo riposo ne oltraggiano la tomba.
Malvina Garrone, staffetta partigiana e futura moglie di Della Rocca racconta:
«La notizia della morte di Danilo ci addolorò profondamente. Dal luogo dello scontro, il forte partigiano Notu (il pollentino Giuseppe Lusso, nda), accompagnato da un corteo di combattenti (tra cui Carlo Lamberti “Gabilondon”, nda), lo trasportò a braccia (dopo averlo adagiato su una scala a pioli, nda), piangendo, fino al cascinale della Carbonera (sita in località America dei Boschi, nda).
Nella camera ardente, preparata in una stanza del rustico, Danilo fu adagiato su un feretro ornato di fiori come un eroe greco, con le sue stellette da partigiano sulla divisa, vegliato e pianto dai compagni e dalle donne del posto».
Il maresciallo Angelo Ballerini prende il posto di Danilo in formazione.
Muore il 17 settembre 1945, sfibrato dal dolore per il lutto e distrutto dalle percosse subite quando è catturato dai fascisti.
Padre e figlio riposano nella tomba dei partigiani nel cimitero di Bra.