Percorso trekking N. 2: Ghioni (Montà) – Loc. Lame (Canale)
Riempite le borracce alla fontana vicino alla Cappella (con riparo, tavolo e panche) si prosegue a piedi su asfalto per circa 1,3 km, seguendo le indicazioni verso località Saretto, tenendo il lato destro della carrabile.
La strada termina in prossimità di un cascinale. Questo è sede del secondo accampamento del Gruppo Canale, a partire dal luglio 1944. I partigiani vi si trasferiscono insieme al gruppo di Gino Cattaneo (Matteotti), da cui si separeranno di lì a poco.
Alcuni partigiani si recano, qualche giorno prima, a Moncalieri, per ritirare un camion Isotta Fraschini, racconta Rino “Cinin” Raimondo: «[…] era di pomeriggio, tra le frazioni Ghioni e Saretto c’era una strada strettissima. Siamo scesi tutti (dal camion, nda) poco prima. Sopra sono rimasti i due autisti, un siciliano sfollato e Carlo Grillone […]. Il destino ha voluto che in un attimo la strada ha ceduto e vediamo quel mastodonte rotolare giù per circa 100 m. La sfortuna ci perseguitava. Quelli dentro al camion, uno alla volta, sono stati sbalzati fuori un po’ malconci e subito portati all’ospedale di Canale, ben nascosti […] Io, dato che ero a conoscenza del luogo, conoscevo qualche famiglia, così sono andato a chiamare rinforzi. Sono venuti due fratelli con un carro e un mulo abbiamo portato tutto alla cascina già destinata».
A 50 m circa prima della cascina si prosegue sulla destra entrando sullo sterrato. Oltrepassato l’orto e tenendo il cascinale sulla sinistra, si può ammirare sul lato opposto un raro esemplare di orniello.
Lasciato l’abitato, dopo poche decine di metri occorre seguire la traccia in leggera discesa, sempre sul lato sinistro.
Il sentiero prosegue per lo più in piano, ma prestare attenzione perch é non è adeguatamente mantenuto. Lungo il percorso, appena marcato, superato qualche prato, si possono successivamente osservare sulla sinistra, in una depressione, pini silvestri, roverelle e farnie.
Oltrepassato qualche esemplare di castagno, il terreno inizia a farsi più umido e ghiaioso. In corrispondenza di un pozzo in cemento la strada inizia a scendere curvando verso destra; siamo a circa 2,3 km dalla partenza.
Dopo una pendenza di circa 600 m si giunge sul letto del rio Carpigna, quasi sempre asciutto e trasformato in carrareccia: qui occorre svoltare a destra. Si cammina in ambiente umido su uno strato di soffice sabbia giallo rosa che non agevola il passo, ignorando deviazioni minori e una successiva diramazione sul lato destro che riporterebbe in località Saretto.
Dopo aver costeggiato i primi castagni della località “Castagnoni”, il sentiero si chiude incrociando via Lunga. Svoltando a sinistra si riprende quota e si tralasciano altre deviazioni sino alle paline che indicano la direzione per raggiungere, dopo 700 m circa, costeggiando la collina su cui sorgeva l’antico castello del Tuerdo (XIII sec.), il Pilone di San Nicolao. Il luogo, situato su una rocca a strapiombo, è suggestivo e panoramico e offre, soprattutto in autunno e in inverno, un’interessante prospettiva sulle Rocche e i Biotopi dell’Oasi Naturalistica dedicata al santo citato.
Ritornati sul sentiero dopo la digressione, si continua a salire giungendo agevolmente a Rocca Tagliata. Nei pressi del pannello esplicativo è possibile salire sulla collina (punto panoramico), imboccando il sentiero sulla sinistra. In questa zona sorge il tendone – accampamento della 23a Brigata Canale così denominata dopo l’aggregarsi dei gruppi di Magliano Alfieri, Santo Stefano Roero e Vezza d’Alba nell’agosto del 1944.
Da Rocca Tagliata partono le incursioni contro le milizie fasciste di transito nel canalese (Valpone) e a Cisterna d’Asti. In questo luogo viene nascosto il contenuto di uno dei lanci degli alleati.
Ancora un passo tratto dal Memoriale di “Cinin”: «[…] Il Ferrero, ben sapendo dove eravamo, ci fa sapere che nella notte ci si preparava ad un lancio aereo […] Verso le 11eravamo sul posto, dopo mezz’ora, sentimmo in lontananza il ronzio di un apparecchio. Di corsa scendiamo con la paglia nella piccola valle e segnaliamo coi fuochi. Dopo due giri su di noi sentiamo aprire uno sportello e vediamo cadere parecchi container col paracadute: era uno spettacolo da vedere […] Così abbiamo portato tutto non più nel posto dove eravamo prima, ma più distante, dietro la Rocca Tagliata, in un posto più sicuro […] Prima di notte sono tornati tutti alla base in più con l’accordo di tutti i capi si aggiungono (al Gruppo Canale, nda) il gruppo dei Fratelli Sola di Vezza, il gruppo di “Dante” di S. Stefano, il gruppo di Scanavino di Magliano Alfieri. Eravamo un bel numero e le provviste sovente, mancavano, specialmente il pane, […] prima un vitello ci faceva 20 giorni, dopo non bastavano quasi due […]».
Ritornati sul sentiero principale si prosegue verso località Lame, percorrendo a ritroso la strada che “Cinin” con il calesse ben conosceva per portare le vettovaglie alla Brigata.
Oltrepassato l’incrocio con il sentiero S1 si prosegue diritto sino a giungere, dopo poco più di 1 km da Rocca Tagliata a Casa Natura, luogo indicato per una sosta ristoratrice. La costruzione, dotata di acqua e servizi, può inoltre ospitare il pernottamento autogestito. Per poterla utilizzare è indispensabile contattare “Canale Ecologia”, associazione che tutela e gestisce l’Oasi di San Nicolao.
Il trekking prevede un parziale ritorno per la stessa via con la possibilità di ammirare in lontananza, costeggiando i vigneti, il Pilone già visitato e la sottostante Valle delle Rocche. Giunti nuovamente nei pressi dell’incrocio con il Rio Carpigna (a 1,4 km circa dal punto sosta), si prosegue diritto entrando così nella località denominata Castagnoni, anche questa sede di accampamento partigiano, precedente a quello di Rocca Tagliata.
Ancora “Cinin” Raimondo: «Era una zona sicura, ma scomoda. Allora il comandate mi chiama e mi dice di cercare di procurarmi un cavallo che possa servire per portare tutti i viveri necessari […] (trovato il cavallo, che chiamerà come se stesso, “Cinin”, nda). Allora mi son preso la responsabilità […] mi consegnarono un blocchetto per buoni di pagherò […] Tutti i giorni il mio sostituto Costa Tesiu mi diceva che occorrevano tanti chili di carne, pane, vino”. Per l’acqua […] dovevo andare a caricare ad una sorgente in Val Butassa, distante 4 chilometri; quella era buonissima […]».
Quest’area, che merita una breve sosta in quanto lo scenario è particolarmente suggestivo, ospita castagni ultracentenari che producono una varietà di frutto precoce, denominata “Castagna della Madonna”.
Il percorso prosegue sul sentiero principale per circa 350 m e prevede un rapido scollinamento. In alto sul lato destro alcune cascine della Borgata Ghioni.
Giunti sul piano, in prossimità di un’ampia curva verso sinistra, occorre prendere il sentiero sul lato destro, prestando attenzione ad eventuali buche nascoste dall’erba; il percorso si chiude in salita, giungendo, dopo 250 m, al punto di partenza.
Le testimonianze sono tratte da Raimondo, 2006.