Visto il totale insuccesso di questo primo rastrellamento, la prima mattina di lunedì 2 novembre, i reparti RAP di stanza ad Alba evitano le strade principali per sorprendere il paese:
- i miliziani, salgono da località Biano di Guarene e raggiungono Castagnito provenendo da località Roncheiso. La colonna apre il fuoco su tre partigiani (si conoscono Boasso e Trova) sorpresi in un cortile ma questi riescono ad evitare le raffiche di mitra e a fuggire verso la campagna in direzione Guarene grazie al cancello aperto di cascina Rolando.
- un altro gruppo di partigiani, che si trova nella trattoria di Clemente Gatto al lato opposto della piazza, messo in allarme dagli spari, fugge in direzione Castellinaldo attraversando il cortile di casa Biglino, l’orto di Gino Genesio e imboccando strada della fontana. Durante questa fuga viene raggiunto da una pallottola vagante il partigiano albese Lorenzo Ambrogio, uno dei fratelli Ambrogio, che verrà trovato morto il giorno successivo a Castellinaldo.
I fascisti, frustrati dall’insuccesso dell’operazione, se la prendono con la popolazione civile perché la campana della parrocchia, usata per richiamare gli scolari a lezione, ha suonato in concomitanza con il loro arrivo in paese.
Cercano nella casa della famiglia Coscia, in località Ghioni, il signor Francesco Coscia, padre di un partigiano di Alba, ma fortunatamente Francesco quel giorno è ospitato altrove.
La trattoria del signor Gatto, dalla quale i partigiani sono fuggiti, viene perquisita con attenzione. L’oste ha il tempo di nascondere le armi appartenenti al gruppo all’interno di una botte. Walter Tarasco sfugge anche questa volta alla cattura nascondendosi nel solaio, così l’avvocato albese Vitantonio Putaturo, membro del comitato di liberazione del Roero e parte della formazione GL comandata da Libero Porcari, che può esibire documenti regolari.