I combattimenti iniziati a Cisterna d’Asti all’alba del 6 marzo e terminati a Santo Stefano Roero il pomeriggio dell’8 marzo 1945 con la resa dei fascisti, rappresentano uno dei momenti più significativi della lotta resistenziale in questa parte di Roero.
Negli scontri sono impegnate tutte le Brigate della 6a Divisione Asti:
- 21a S. Damiano,
- 22a Alba,
- 23a Canale
- con l’appoggio della 12a Divisione Bra, della Divisione Matteotti “Renzo Cattaneo”, della 103a Brigata Garibaldi e della Brigata GL “Domenico Tamietti”.
I fascisti che hanno combattuto a Cisterna d’Asti rientrano a Torino. Il percorso che seguono si conosce solo la mattina dell’8 marzo. L’attacco dei partigiani in località Caretta li coglie di sorpresa. La stessa organizzazione dell’attacco viene definita all’ultimo momento.
Come la raccontano i fascisti?
“Dure perdite inflitte a bande ribelli da reparti delle Forze repubblicane. Le basi avversarie espugnate – Cinquanta depositi di munizioni distrutti – Rilevante bottino di armi”. Così il 12 marzo 1945 La Stampa di Torino racconta gli scontri di Cisterna d’Asti e di Santo Stefano Roero del 6-7 e 8 marzo 1945.
L’articolo pubblicato dal quotidiano è la trascrizione del comunicato diffuso dalla Federazione dei fasci repubblicani di Torino:
“Nei giorni dal 6 al 9 corr., si è svolta un’azione di controguerriglia disposta dal Comando del R.A.P. nella zona dell’Astigiano. All’azione hanno partecipato reparti della Brigata Nera “Ather Capelli”, della G.N.R., della “Leonessa”, Arditi Sciatori, del R.A.P. e della X Mas. Dopo duri combattimenti contro forze avversarie superiori di numero, valutate a circa 1500 elementi (e rifornite da lanci di aerei nemici), sono state espugnate le basi avversarie nelle località di Cisterna d’Asti e di San Stefano Roero, sedi di comandi e dei concentramenti dei partigiani. Nell’azione sono state inflitte severe perdite agli avversari […]. Le rimanenti forze ribelli sono state duramente battute e disperse. […]”.
La testimonianza dei partigiani
Le fonti partigiane differiscono enormemente dalla versione ufficiale fascista e in molti descrivono gli scontri di quei giorni come “un’epica battaglia”.
La lettera di encomio inviata il 21 marzo 1945 dal generale del Comitato Militare Regionale Piemontese per le Formazioni Autonome al Comando della 6ͣ Divisione Asti dice:
«Ho preso visione della relazione delle operazioni belliche dei giorni 6-7-8 c.m. L’impostazione dell’azione, la scelta delle posizioni, la condotta della difesa, l’ideazione e l’esecuzione dell’attacco di sorpresa del giorno 8, stanno a dimostrare come sia stato raggiunto nella Divisione “Asti”, il perfetto equilibrio tra l’intelligente ideazione dei capi e la volitiva e coraggiosa applicazione dei gregari […]».
Paolo Pasquero, partigiano della 23a Brigata Canale che ha partecipato alla battaglia di Santo Stefano Roero racconta:
«Venne finalmente il mattino dell’8 marzo 1945. Per tutto il giorno le notizie del passaggio della colonna fascista furono contraddittorie, ma verso la metà del pomeriggio vi fu la certezza che sarebbero transitati sulla strada di Santo Stefano Roero. Pochissimo era il tempo per preparare l’imboscata […]. I minuti sembravano eterni, le armi bruciavano nelle mani: l’attesa era sfibrante. Quand’ecco apparire la colonna nemica reduce dalle razzie operate a Cisterna. […] Il fuoco delle nostre armi si accese in un baleno, come un uragano che si scatena a ciel sereno. La sorpresa e lo spavento produssero il loro effetto. Vi furono confusione e panico. Superati i primi minuti di smarrimento, i repubblichini incominciarono a riorganizzarsi e passarono al contrattacco, sostenuti dalle armi pesanti. La situazione sembrava precipitare […]A questo punto cinque dei nostri si sganciavano e riuscivano a portarsi sulla collina opposta, alle spalle del nemico. Tale manovra capovolse la situazione […]. Cessati gli ultimi colpi, scendemmo a valle […]. In quel mentre, accompagnato dal parroco di S. Stefano Roero, si presentò il comandante della colonna fascista, maggiore Gino Cera, per trattare una tregua di 48 ore. […] Innumerevoli sono stati gli atti di vero eroismo compiuti dai partigiani della 23a in quella battaglia. […] Sola Bartolomeo, il vero eroe di quella giornata, capace di sacrificare la propria vita per salvare quella dei compagni».
(Testimonianza pubblicata su Bertello, 1995, pp. 29-31).